martedì 2 aprile 2013


Le infermiere avevano un atteggiamento a metà tra il fastidio e il divertito, ridevano senza voltarsi per non guardare direttamente il pisello del loro aguzzino ma incuriosite dallo spettacolo tendevano a lanciare occhiatine nascoste e fugaci.
Il medico senza ritegno proseguiva a strofinare il proprio augello come se fosse stato un premio per tutte loro, come se fosse stato un piccolo gesto di attenzione anche per quelle ragazze che desideravano la sua considerazione nella speranza di diventare la prossima amante. 
_Un cane in calore, hai presente? Un cane in calore! Non guardare, non guardare che altrimenti viene qua!
Lucia abbassò la testa cercando di restare indifferente ma temendo di ricevere quelle attenzioni disgustose iniziò a cantilenare nella mente un mantra improvvisato: non mi vede, non mi sente, non mi vede, non mi sente. Da quel momento la presenza di quell’uomo l’avrebbe condizionata, libero di molestare chiunque prima o poi sarebbe potuto arrivare anche a lei, solo l’idea la fece agitare, iniziarono a tremarle le mani e inavvertitamente fece cadere una pinza a terra, il rumore catturò l’attenzione dei presenti e Lucia si chinò a raccoglierlo paonazza in volto.
Il dott. Conti che non aspettava altro che un piccolo appiglio per umiliare la ragazza in pubblico, intervenne:
_Non siamo capaci nemmeno di tenere in mano un ferro? Sei nuova o stupida? Lo sai che quella pinza è ricoperta di sangue? Ti hanno insegnato a scuola che il sangue è veicolo di contagio di malattie infettive? Chi ha fatto la formazione a questa incapace?
Bruna alzò gli occhi al cielo mentre Lucia iniziò a cercare di trattenere una risata isterica.
_Ti faccio forse ridere?
_No! Mpfh!
_E allora perché ridi?
La ragazza rimase immobile di fronte al medico cercando di tamponare la bocca che voleva esplodere in una fragorosa risata.
Conti, irato, si allontanò spingendo un carrello pieno di attrezzi contro il muro.
_Ma cosa ti prende? Cretina!
_Ha ha ha ha ha! Scusa ma non ce la facevo! Mi stava riprendendo mentre riponeva nell’astuccio il suo……arnese!! Ha ha ha ha ha ha ha! Non ce la facevo! Ma dai!! Come si fa?
_Sei una stupida! Quello è un medico! Cosa credi! Non ti farà più mettere piede in una sala operatoria!
Lucia smise subito di ridere, conscia della leggerezza con la quale aveva gestito la situazione iniziò ad essere pervasa da un’angoscia profonda. “Non mettere più piede in una sala operatoria?
_Perchè dici così? Lo ha già fatto in passato?
_Stupida! Ora sa pure che sono stata io a formarti!
Bruna restò in silenzio per il resto del turno mentre Lucia cercava di non farsi distrarre dalla forza delle sue emozioni che in realtà la dilaniavano.
A fine turno Lucia, stremata dalle forti emozioni, si recò nel cucinino delle infermiere, si avvicinò stravolta e le colleghe non poterono fare a meno di notare il cencio pallido che entrava nella stanza
_Lucia! Tutto bene?
In silenzio alzò lo sguardo e annuì con gli occhi sgranati
_Ha ha ha ha ha! Vedo che oggi hai incontrato la vera faccia del dott. Conti!

* * *
_No, no, no, aspetta un secondo, hem, aspetti… lei mi sta dicendo che questo chirurgo, estraeva i gioielli di famiglia in sala operatoria?
_Non i gioielli, IL PISELLO!
_Si ho capito! Quello! Non volevo essere scurrile di fronte ad una signora della sua età ma vedo che lei mi supera!
_Si, comunque, si, quell’uomo si credeva onnipotente, nessuno osava ribellarsi e lui continuava a mietere successi professionali riscuotendo anche l’attenzione di tutte le infermiere che si concedevano nella speranza di essere l’ultima della serie quella che se lo sarebbe accaparrato, senza considerare che il dottorino…. era già sposato!
_Bell’elemento! E quindi cosa centra lei in tutta questa storia?
_Se la smetti di interrompere…

* * *
Una volta tornata a casa Lucia non riuscì a dormire, tormentata dall’idea che la sua carriera poteva essere compromessa da un erotomane con manie di grandezza. Come poteva risolvere la questione? Vista la coalizione omertosa che regnava tra le infermiere se si fosse ribellata sarebbe stata da sola contro un medico affermato, sarebbe passata dalla parte del torto mentre se fosse rimasta in silenzio prima o poi il battesimo del pene sarebbe arrivata anche a lei!
Poteva farsi sfuggire di mano un bisturi durante un’operazione, ma per farlo affondare completamente dentro allo stomaco del chirurgo avrebbe dovuto inventarsi una scusa molto convincente.
Poteva offrirgli un caffé corretto al sonnifero! Oppure somministrargli una dose eccessiva di viagra e fare in modo che gli venisse un infarto proprio davanti ai suoi occhi! Sarebbe stato anche credibile! “Medico erotomane esagera con il viagra! Le colleghe ammettono che non possedeva freni inibitori”. Una strana luce iniziò a brillare negli occhi di Lucia, poteva essere affascinante, poteva essere giovane, poteva essere un salvatore ma se si fosse intromesso tra lei e il suo destino, lo avrebbe estirpato, come si fa con la gramigna!
_Ciao Bruna
La collega si voltò guardandola seriamente, senza cambiare mai espressione.
_Dici che posso entrare in sala operatoria oggi?
_Sono stata richiamata dal responsabile di reparto.
Lucia divenne pallida in viso
_Cosa… cosa ti ha detto?
_Mi ha ripresa perché ti ho fatto entrare in sala operatoria quando un medico chirurgo, uno dei migliori di tutto l’istituto, ha denunciato la tua inadeguata presenza.
Lucia rimase immobile nascondendo l’ira che le stava esplodendo in corpo.
_Quindi adesso che si fa?
_Ho garantito per te, ho detto che eri molto emozionata e che durante la formazione saresti stata da parte intervenendo solo su mia richiesta. Non so perché ma ho messo la mia faccia per parare il tuo culo secco, vedi di non fare kazzate o ti strappo di dosso la pelle con l’aiuto di un bisturi! E non scherzo!
_Grazie! Grazie! Allora adesso posso andare a prepararmi?
_Ti prepari, entri e resti seduta, per oggi non tocchi nulla. Hai capito?
_Capito.
Lucia corse a prepararsi per entrare in sala, l’angoscia di poter essere tolta dal ruolo si fondeva con l’odio per il dottore.
Al lavello di sterilizzazione Lucia si strofinò il sapone con foga sulle braccia e sulle mani cercando di contenere la rabbia che provava. Bruna pur essendo molto risentita aveva garantito per lei, forse non era poi così cattiva o forse aveva apprezzato il disappunto di Lucia per lo spettacolo che le toccava vedere tutti i santi giorni e a cui nessuna si era mai contrariata.
_Eccomi quiiiii!
Ci avrei scommesso, non poteva che essere lui il primo chirurgo della giornata!
Lucia non si scompose e velocemente cercò di prendere posto vicino a Bruna.
Durante l’operazione il medico continuò a fissare insistentemente la ragazza che riuscì a reggere lo sguardo sostenuta dalla forza dell’odio che provava, inizialmente si sentì agitata per il comportamento inusuale che divenne insofferente quando le occhiate divennero insistenti.
Nella sua mene Lucia pensava che avrebbe voluto alzarsi, andargli vicino e urlargli nelle orecchie con tutta la forza che possedeva in corpo, fino a farsi scoppiare i polmoni.
Invece restò immobile per tutto il tempo.
Terminata l’operazione Bruna si attivò per svolgere il suo lavoro indicando con lo sguardo a Lucia di restare seduta, la ragazza restò immobile inerme e arrabbiata mentre il medico parlottava giocosamente con due infermiere dall’altro lato della stanza. Lucia mantenne la posizione fino a  quando il dottore uscì dalla sala abbracciandole.
Dopo essersi premurata che Conti si fosse realmente allontanato Bruna fece un cenno a Lucia che scattò in piedi.
_Prendi queste
_Perchè bisbigli?
_Non si sa mai, stai zitta, non dire una parola, potrebbe tornare.
I modi cauti e la paura della collega fecero agitare Lucia, si sentiva come un coniglio davanti alla gabbia aperta di un leone che dorme.
Nel silenzio tombale della sala chirurgica un boato di risate fece sobbalzare la ragazza che si trovò a dover scansare la corsa di due colleghe che fuggivano divertite, Lucia si voltò e vide il medico che correva con il proprio membro in mano. Spaventata e impietrita non sapeva cosa fosse peggio, se essere fuori posto oppure a portata di mano!
Cercò di ripararsi dalla baraonda ma Conti continuava a voler raggiungere le infermiere che dopo tre giri di corsa in torno al tavolo operatorio presero per le braccia Lucia utilizzandola come scudo umano esponendola ad un gioco a cui non voleva partecipare!
_No, no ti prego! Quel coso no!
Il medico che si divertiva troppo non venne frenato dalla nuova comparsa e noncurante di Lucia si appoggiò completamente alla ragazza che di istinto si voltò, prese una pinza backhaus tra le mani e chiuse i due uncini pinzando a pieno la salsiccia!
Un urlo disumano lacerò il silenzio dell’ospedale, il sangue del medico si mescolò con quello che ristagnava sulla pinza e i suoi movimenti convulsi impedirono alle infermiere di avvicinarsi e liberarlo da quella tortura! Lucia si voltò verso Bruna che teneva la mano davanti il volto per nascondere una risata a metà tra il divertito e lo spaventato, gruppi di infermiere accorsero attirate dalle urla e tutte restarono agghiacciate di fronte a quello spettacolo!
* * *
Sara inspirò l’ultimo tiro di sigaretta, trattenne il fumo con cupidigia e poi con il gesto abile di chi è abituato a farlo, lanciò il mozzicone lontano da sé. I bouquet che teneva in mano le era costato caro, ma mai quanto l’idea di aver messo a repentaglio la vita di una persona, ora Sara camminava con maggiore severità che le conferiva un atteggiamento più adulto. Non era abituata ad un abbigliamento formale ma lo aveva ritenuto il più idoneo per donare un’immagine di affidabilità di fronte ai giudici.
I tacchi delle scarpe schioccavano sul pavimento di linoleum mentre il suo profumo dolce e fruttato inondava le camerate allertando la corsia del suo arrivo.
Sara si fermò di fronte alla stanza n° 32, fece un respiro profondo cercando di trattenere lo sconforto, si diede due pizzicotti in viso ed entrò:
_Saraaaaaaaaaaaa!!! Finalmente! Come stai?
Kassia scese dal letto della vicina con la quale stava terminando una partita a pocker
_Stiamo giocando a soldi, ma non lo dici a nessuno vero? Abbracciami!
Sara rimase sconvolta, si aspettava di trovare la collega moribonda, accasciata sul letto con il respiratore attaccato e invece stava abbracciando una ragazzina saltellante con in dosso una camicia da notte dai risvolti in pelo rosa!
_Kassia! Ma come stai?
_Benissimo! Oltretutto questo scherzo è riconosciuto infortunio sul lavoro! Che culo!
_Che culo! Ci stavi per lasciare le penne!
_Si ma ce le ha lasciate la vecchia pazza! Ha ha ha!
_Ma come fai a ridere? Non ti sei spaventata?
_Sono viva! E non fare la solita Italiana che si lamenta per tutto! Siediti! Mi hai portato qualcosa da bere? Qua dentro non ti portano alcolici!
_Ti offro tutto quello che vuoi ma quando esci da qui!
_Ha ha ha! L’ultima volta mi sono tracannata il Thè al tavor della vecchia!
_Ma tu che scema non sei! Mi avevi vista che lo correggevo!
_Ha ha ha! Sai che a me piace scroccare! Anche se il colpo finale me lo hanno dato i confetti che ci dava la sciura! Ricoperti di Lexotan! Quella ci voleva morte tutte e due!
_O voleva sedarci per fare in modo che la ascoltassimo! 
_Già! Ma dai racconta! Qui girano voci che quando ci hanno trovate era skiattata metà casa di riposo! Ma chi era? L’angelo della morte?
_Ma che ne so! Però sai la storia che ci raccontava?
_No! Sono collassata prima che si arrivasse alla fine!
_Mi sa comunque che era vera.
_Perchè ?
_Perchè aveva insistito molto per regalarmi il contenuto della sua valigia così mi sono incuriosita e mentre aspettavano di essere ritirate da qualcuno, ho frugato tra le sue cose.
_Che abile! Sei anche una trafugatrice di tombe?
_Scema!
_E allora cos’hai trovato?
_Abiti, libri e … una pinza Bachaus!

















mercoledì 20 marzo 2013


Lucia si alzò dal letto con fatica, il silenzio del suo monolocale era rassicurante, soprattutto la mattina. Fece una doccia veloce, saltò la colazione e si mise in strada. La via era deserta, illuminata ancora a notte era leggermente inquietante ma l’unico modo per raggiungere l’ospedale alle cinque di mattina era arrivarci a piedi.
Finalmente sarebbe entrata in sala operatoria durante un intervento, finalmente il suo affiancamento stava per terminare, finalmente avrebbe iniziato a lavorare da sola! “Ciao! Ciao! orsa Bruna!” Sarebbe stata impeccabile, precisa, veloce e super professionale. Sarebbe stata una infermiera a pieno titolo!
_Ciao nuova! Come stai?
_Ciao Giusy! Ricordati io sono Lucia e oggi per la prima volta vado in sala operatoria!
_Spero che tu abbia lo stomaco per vedere quello che fanno alla gente li dentro!
Lucia tentennò per qualche secondo, mica entrava in un mattatoio!
_Ma si… salvano vite umane li dentro! No?
_Si, ma spesso li squarciano e poi li rimettono insieme, aghhhh se ci penso ancora sto male!
_Lasciala stare, Giusy sta in corsia perché l’ultima volta che è entrata in sala operatoria è svenuta con la gamba di uno in mano!
_Ma che impressione!
Lucia guardava le colleghe divertita, sapeva a cosa andava in contro era consapevole del proprio sangue freddo e della corazza dura, aveva visto altre volte autopsie e l’unica cosa che la disgustava era l’odore cattivo che emanavano le interiora, per il resto sapeva resistere a cose peggiori.
_Con quale chirurgo inizi?
_Non lo so, per me uno vale l’altro!
Giusy la guardò preoccupata
_Se fossi in te non commetterei questa semplice leggerezza, stai attenta e guardati le spalle, aspettati di tutto e non stupirti di niente!
Lucia a questa espressione si raggelò, tendenzialmente dava troppa fiducia al prossimo e ingenuamente possedeva la certezza che le persone che lavorano in ospedale fossero persone su cui poter fare sempre affidamento, d'altronde aiutavano il prossimo per professione! 
_Dimmi cosa devo sapere.
_Cerca di diventare amica degli anestesisti e stai lontana dal dott. Conti.
_Ah! Non ti preoccupare, mi sta anche antipatico! L’altro giorno voleva che gli servissi il caffè! Tsè! Tranquille ragazze! Ho tutto sotto controllo! Ora vado però che devo iniziare! A dopo!
Le infermiere in guardiola si scambiarono uno sguardo interrogativo e finirono il loro caffé.

* * *
Lucia era entrata più volte in sala operatoria ma ora che la vedeva illuminata e piena di persone si sentiva elettrizzata, quello spazio senza luogo ne tempo diventava vero, ogni strumento era posizionato a dovere, ogni persona doveva adempire ad un ruolo specifico e l’attivazione intera del sistema avrebbe smosso un ingranaggio complesso ed articolato in grado di compiere miracoli! E lei ne faceva parte.
Entrò annusando l’aria sterile, amava l’odore del disinfettante, indossò il camice con le mani asettiche alzate al cielo, rivolte verso il Dio della sala operatoria al quale dedicò un pensiero: Sono tua.
Bruna entrò con il viso corrucciato e la testa piena di pensieri negativi ma non potè nascondere lo stupore quando incontrò il viso di Lucia, quella ragazzina acerba forse un po’ troppo ingenua possedeva nello sguardo una strana luce.
_Sono pronta!
_Lo vedo!
Entrò il primo paziente, era talmente spaventato che si poteva respirarne la paura,  la sala era stata allestita a dovere e Lucia attese in disparte, vigile e pronta per ogni imprevisto. Bruna al suo fianco era tesa ma cercava di mantenere la calma. Terminato il primo intervento dovettero scattare per: eliminare gli scarti, portare i ferri utilizzati all’autoclave, raccogliere teli e coperte e sterilizzare tutta la stanza per l’intervento successivo, preparare gli strumenti di lavoro e rendere nuovamente asettica anche la loro presenza.
_Lucia, quando togli i teli devi fare attenzione a questa pinza, la vedi? Sono due uncini che si chiudono uno sull’altro ma una volta chiusi restano tali, si chiama “backhaus”, oltretutto serve per tenere fermi i teli, quando li togli non strattonarli mai!
_Perchè sono pieni di sangue e non dobbiamo entrare in contatto con i liquidi rilasciati dal paziente durante l’operazione.
Bruna la guardò senza nascondere l’odio che provava
_Che braaaava! Visto che sai tutto togli queste pinze e sistema il tavolo io vado a prendere gli strumenti nuovi. E non dimenticare nulla!
Uff. Bruna! Se solo fosse più gentile sembrerebbe anche meno brutta!
Una volta pronta la stanza fu ripopolata nel giro di pochi minuti venne ripopolata.
_Eccomi quaaaaaa! Vi sono mancato?
Lucia si voltò e vide il dott. Conti entrare in modo concitato, sicuramente l’entusiasmo era esagerato per la situazione.
_Ecco le mie dolci e servizievoli infermierine!
Attraversando la sala operatoria diede una pacca sulle natiche di una collega e lei reagì con un sorriso arrossendo.
_Ecco che arriva il porco!
_Come! Cosa? Bruna che fa questo? Ma non è un chirurgo?
_Certo che lo è,….. è il chirurgo della passera!
Istintivamente Lucia si sentì intimamente complice con Bruna, quell’atteggiamento sguaiato non poteva essere adatto ad un medico chirurgo!
_Stai all’occhio, fai sempre quello che ti dice e non avvicinarti mai se non vuoi essere palpeggiata!
Palpeggiata! Ma che schifo!
_Ma come palpeggiata!
_Concentrati e stai zitta. Ora tutto deve filare liscio!
Durante l’operazione Lucia non potè fare a meno di tenere gli occhi puntati sul dott. Conti, non fece altro che ammiccare alle colleghe, parlare di tette e operare con la leggerezza di chi sta spremendo barbabietole e non tagliuzzando cristiani.
_Cos’è, ti piace?
_Ma cosa dici Bruna!
_Se continui a fissarlo in quel modo crederà che sei interessata!
_E’… e’ solo che non credevo che un medico potesse essere così… così….
_Porco?
_Poco professionale! Si ma anche porco! Dai che schifo! Sembra che non guardi nemmeno quello che deve fare!
_Se non ti interessa ti consiglio di stare nell’ombra, si è già scopato metà reparto e presto o tardi ci proverà anche con te.
_Con me?!
_Sei giovane e carina, oltretutto sei di una semplicità disarmante! Sei talmente ingenua che anche io verrei a tampinarti!
_Ma ci ha provato anche con te?
Lucia si rese conto della sciocchezza che aveva pronunciato proprio mentre terminava di dirla. Si voltò verso Bruna con aria interrogativa e la compagna la guardò seria, accentuando ancora di più il monoblocco dell’arcata sopraccigliare.
_Alzati, hanno quasi terminato!
Iniziarono a togliere i teli impregnati di sangue, il personale di sala attardava ad uscire e qualcuno emise dei gridolini acuti attirando l’attenzione di Lucia che alzando lo sguardo rimase impietrita di fronte al dott. Conti. Il medico aveva estratto il proprio pene strofinandolo con gioia contro le cosce delle colleghe indurite che cercavano di contenere le risa isteriche. Lucia non avrebbe mai immaginato di trovarsi di fronte ad un comportamento tanto grottesco! Se ci fosse stata li sua madre sarebbe morta!

martedì 12 marzo 2013


Lucia rimase di fronte al proprio armadietto ci infilò dentro gli effetti personali e si diresse verso la cucina di servizio dove solitamente le infermiere andavano a fare pausa.
_Ciao! Io sono la nuova!
_Ma tu non sei l’inserviente?
_Lo ero! Ho finito la scuola settimana scorsa!
_Brava!
Quelle parole erano i primi complimenti che riceveva
_Grazie!
_Come ti chiami?
_Lucia e tu?
_Addolorata ma tutti mi chiamano Giusy! Chiamami così anche tu!
_Va bene!
_Ti hanno già detto chi dovrai affiancare?
_Si, una certa Bruna.
_Appena arrivata e subito nella fossa dei leoni! In bocca al lupo!
_Perchè com’è? Cosa fa?
_Buongiorno ragazze! Tutto bene? Chi mi fa il caffè oggi?
Un uomo bellissimo si affacciò alla porta della guardiola, Lucia aveva visto spesso il dottor. Conti  ma mai da così vicino! Le infermiere si attivarono subito per preparare il caffé, tese nel disagio che un uomo così affascinante era in grado di creare. Lucia rimase immobile mentre il dottore lanciava sguardi volutamente maliziosi verso le colleghe, verso tutte tranne che lei.
Una volta uscito la stanza si riempì di sospiri e Giusy le si avvicinò sussurrando:
_Se non vuoi avere grane stai lontana da quell’uomo!
Lucia non era ancora interessata agli uomini, il suo obiettivo primario ora era quello di inserirsi a pieno nel gruppo di colleghe, nessuna avrebbe dovuto più scambiarla per l’inserviente, ora era una collega e sapeva che doveva lavorare sodo per dimostrare di essere una vera infermiera professionale. Professionale, quanto le piaceva quella parola, sembrava dare potere a tutto, infermiera professionale, infermiera professionale, continuava a ripeterlo nella testa e a sentirsi felice, completa e felice!
_Lucia, devi fare attenzione!
_Sono attenta!
_Dovrai diventare autonoma in questo lavoro e dovrai essere meticolosa e pignola, pignola e meticolosa! Perché se l’infermiera di sala non prepara a dovere i ferri… sai cosa succede?
_Certo!
_Sai cosa succede?
_CERTO!
_E hai anche il coraggio di rispondere?
_Mi hai fatto una domanda….
_Devi stare zitta, sei nuova, non capisci ancora niente! Stai zitta e quando ti faccio delle domande annuisci! Non sono qui per ascoltarti!
Lucia ascoltava Bruna nella speranza che il suo affiancamento potesse durare il meno possibile, quell’infermiera era troppo aggressiva! Inoltre perché tutta quella cattiveria gratuita? La guardava urlare e smetteva di ascoltarla, osservava le folte sopraciglia, i denti troppo grossi, il viso appesantito dal doppio mento e non poteva fare a meno di pensare che forse era diventata infermiera perché con il giuramento di non sposarsi nessuno avrebbe malignato se non si fosse trovata un uomo nella vita.
_Ma se non posso fare niente mi spieghi come faccio ad imparare?
_Non ti devi permettere di toccare nulla! Su questi ferri c’e ancora la responsabilità del mio nome! E tu non devi rovinare il mio lavoro!
_Ma quando potrò terminare l’affiancamento?
_Se continui di questo passo non lo finirai mai! Imbranata!
Imbranata ci sarai! Cesso!
Lucia seguiva la collega cercando di dimostrare che ce la stava mettendo tutta che era sua intenzione apprendere che comprendeva ogni insegnamento e che era inutile trattarla come una scansa fatiche senza cervello ma Lucia non capiva che Bruna in realtà era solo gelosa e preoccupata della sua bellezza, del suo aspetto giovane e curato e di come dovendo lavorare con il dott. Conti la sua strabordante competenza decennale sarebbe stata oscurata dal minuto fondo schiena della nuova arrivata! Il suo lavoro avrebbe preso una svolta ma in negativo!
A fine turno Lucia tornò nella cucina di servizio, si preparò un caffè e restò a sorseggiarlo da sola guardando fuori dalla finestra, il reparto si trovava al decimo piano regalando stralci di panorama a chi si concedeva il lusso di osservarli, la luce del tramonto entrava donando alla sua pelle un colore ambrato, si sciolse i capelli e li fece ricadere sulle spalle, folti e setosi, le labbra carnose si appoggiavano ritmicamente alla tazzina e in estasi per lo spettacolo che la natura le stava donando non si accorse della presenza sulla porta.
_Sei nuova?
Conti! Lucia cercò di restare calma, perché le stava rivolgendo la parola? Ma soprattutto perché Giusy-Addolorata le aveva detto di stargli alla larga?
_Si, sono nuova.
Conti  si avvicinò a lei sedendosi sulla sedia accanto
_Mi prepareresti un po’ di caffè?
Ma guarda questo stronzo, preparatelo! Non sono più un’ inserviente!
_Si serva, ne è avanzato e la moca è ancora calda.
_Mi piacerebbe vedere che me lo versi tu
_Mi piacerebbe finire la mia pausa turno in pace!
Il dottore si raddrizzò con disappunto, non era abituato ad essere trattato con sufficienza soprattutto da una donna e pure di un livello professionale di gran lunga inferiore al suo!
_Ti ricordo che ti stai rivolgendo ad un medico chirurgo, starei attenta ai toni.
_E lei sta parlando con una infermiera professionale, se vuole del caffé lo vada ad ordinare ad un barista!
L’uomo si alzò infastidito per l’atteggiamento e se ne andò scansando la sedia che cadde per terra.
Lucia si alzò, raccolse la sedia, lavò la tazzina e mise il caffé avanzato in un bricco, le colleghe del turno di notte lo avrebbero trovato per correggere il latte. Fece tutto con calma meticolosa ma in petto sentiva ancora la rabbia per l’atteggiamento del dottore, il suo animo forte e la testardaggine non le avrebbero permesso di piegarsi al servilismo gratuito e non professionale, sapeva che i dottori erano tutti uomini e non sempre trattavano le infermiere con il dovuto rispetto, soprattutto per il maschilismo esteso e dilagante che regnava tra i reparti ma lei era li per svolgere un ruolo ben preciso, una missione, la sua scelta di vita.
Aveva abbandonato tutto e tutti, aveva studiato sodo mentre lavorava come inserviente e adesso che era li, con il suo titolo in mano, non avrebbe permesso a nessuno di trattarla come l’ultima delle arrivate. Conosceva bene il suo valore e non era intenzionata a sottomettersi al sistema.